La Violenza di Genere ha molte forme.
E non tutte conducono in un Pronto Soccorso o, peggio, sul tavolo di un obitorio.
Ne esiste un genere assai subdolo, perché produce lesioni invisibili; ma assai più profonde di una ferita.
Lesioni che non cicatrizzano applicando qualche punto di sutura, perché restano aperte e sanguinanti per sempre. Non guariscono mai.
Lesioni che non colpiscono solo la vittima designata, ma tutti coloro i quali assistono al loro perpetrarsi e ne vengono investiti. E che ne diventano ugualmente vittime attonite, involontarie e inconsapevoli.
Lesioni che vengono inferte ogni giorno, più volte al giorno. Continuamente.
Sono quelle causate dalle parole.
Da certe parole.
Parole offensive sparate come proiettili in raffiche di certe frasi di dileggio.
E quei nomignoli umilianti affondati come lame non nella carne, ma nella Dignità.
Improperi pronunciati pretendendo un caffè caldo che venga portato a letto. Oppure per criticare una pietanza ritenuta troppo sciapa o troppo salata, comunque pessima rispetto a come la cucinava "mammà".
È una Violenza indipendente da ceto sociale, condizioni economiche, ambiente sociale, cultura. La esercita il professore universitario così come l'operaio.
Indipendente persino dal genere, essendo talvolta (anche se assai più raramente) posta in atto anche dalle donne.
Una Violenza intrafamiliare devastante come una strage, perché produce schegge che colpiscono tutti.
Soprattutto i più piccoli costretti ad assistervi; che a quel punto si ritrovano il destino segnato: crescere violenti a loro volta.
Oppure portarne le stimmate nell'anima fino alla fine dei propri giorni.
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Pubblicato su Facebook
il 25 novembre 2025
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