Il titolo richiama volutamente il "Malleus
Maleficarum" (“martello delle streghe” in latino), un trattato
pubblicato nel 1487 dai frati domenicani tedeschi Heinrich Kramer e Jacob
Sprenger con l’intento di fornire una guida sistematica per identificare,
processare e punire le donne accusate di stregoneria.
Praticamente un manuale di pronto impiego
per mandarne al rogo il più possibile.
In realtà non intendo affatto affermare che le protagoniste di questa storia siano Streghe, verso le quali (quelle vere, che hanno pagato con la vita il loro essere Donne) ho sempre nutrito il massimo rispetto. Persino attrazione, in verità.
Le signore di questa Storia, invece, non
sono nemmeno tali, cioè Streghe.
Sono peggio. Assai peggio.
Buona lettura.
Cominciamo dalla fine.
Dalla domanda che Sua Maestà il Lettore, dopo aver letto, pone inevitabilmente ad ogni Autore: “Quanto hai narrato è autentico o prodotto di fantasia ?”
La mia (scontata) risposta in questi casi
consiste in “È proprio così importante saperlo ?”
Mi chiedo (e altrettanto faccio a SM il
Lettore): cambierebbe qualcosa nel giudizio morale di noi tutti a riguardo
avere conoscenza che i fatti che mi accingo a narrare accadono davvero ? O, al
contrario, che sono inventati di sana pianta ?
D'altronde, chiunque volesse credere che
sia tutto vero, non avrebbe che provare ad assistere di persona a quanto
narrerò. Come se si trattasse di uno psicodramma che va in scena tutti i
giorni, alla stessa ora, nello stesso posto.
Questo racconto ha più spesso tre,
talvolta quattro protagoniste. Signore di mezza età che tutte assieme salgono e scendono
alla medesima stazione di una cittadina nell'immediato hinterland di Bari.
Sono evidentemente lavoratrici pendolari, data
la regolarità degli orari in cui prendono quel treno. Nel quale trascorrono le
poche decine di minuti del tragitto scambiandosi reciproche confidenze che
tendenzialmente sono urlate invece che sussurrate, come riservatezza
imporrebbe.
Anche se si siedono a pochi centimetri l'una dall'altra, urlano. Non conversano amabilmente: si lanciano reciprocamente fior di decibel fuori scala.
Al punto che, appena attaccano il loro quotidiano dibattito, accade inevitabilmente che qualcuno del gruppo di turisti coreani diretti a Matera
(che pure si sono sistemati alla estremità opposta del vagone) inizi a
chiedere in giro ansiosamente se nel frattempo in Europa non sia scoppiato un
conflitto nucleare.
Le tre/quattro signore sono, comunque, convinte
democratiche e ferventi internazionaliste; dal momento che fanno lo stesso,
cioè urlare i fattacci propri, anche quando invece che coreani i viaggiatori
sono spagnoli, americani, slavi e di altra nazionalità.
Fanno poche eccezioni. Ad esempio, nel caso in cui nei paraggi c’è una donna di colore che si appresta ad allattare al seno il proprio piccolo. In quel caso, si concentrano unanime ad esecrare il comportamento della mamma, snocciolando tutte le motivazioni morali che caratterizzano quel comportamento come evidente vilipendio al pudore.
Urlano anche in quel caso, ma non tra di loro.
Tutte assieme contro la immorale nutrice.
Un bel branco di pettegole, non c’è che
dire. Sia in assetto tris che poker.
È comunque al termine del viaggio, al
ritorno alla stazione di partenza, che il gruppo smette di essere tale e si
trasforma in un clan sabbatico spietato.
La trasformazione prende avvio appena il treno si ferma. Momento in cui quelle le tre/quattro quasi innocue cianciarone si trasfigurano in entità sovrannaturali maligne.
I lineamenti dei loro volti, che già di default sono tutt'altro che tranquillizzanti, si alterano. Di certo, i canini superiori non si allungano loro in modalità vampiresca: mica siamo in un horror movie. Ma i loro occhi si iniettano di sangue. I loro nasi si affilano. Le gote si infossano. La loro bocca si deforma in un ghigno satanico che, se lo guardasse, metterebbe in soggezione anche il signor Lucifero, principe del Male.
Prima di proseguire il racconto va precisato che il branco detiene una diabolica (per l'appunto!) capacità: quella di "azzeccare" il vagone la cui porta corrisponde con assoluta esattezza all'ingresso dell'ascensore che conduce al sovrappasso dei binari.
Non si sa come le signore siano capaci di farlo, ma tant’è che ci riescono tutti i giorni.
Così che, appena la porta del treno si schiude, entrano in azione con un blitz degno dei più rinomati corpi speciali.
Una di
esse vola (letteralmente!) nella cabina dell’ascensore; che va detto (e anche
questo ha qualcosa di diabolico) trovano regolarmente già ferma e aperta a
piano terra. Mai una eccezione.
Una volta che l’elemento più agile del commando è penetrata nella cabina e si è posizionata alla pulsantiera, contemporaneamente le altre si piazzano a fare muro davanti alla porta, allo scopo di impedire a chicchessia che non siano loro di entrare. Ritraendosi all'interno solo quando la porta dell’ascensore si è chiusa. E la cabina può finalmente partire.
Target acquisito. Missione compiuta.
Le signore del branco, dunque, non ammettono che estranei condividano con loro quella manciata di secondi che dura l’ascensione dell’ascensore
al piano superiore.
Ricorrono, se il caso lo richiede, anche a spintoni e scalciamenti per respingere chiunque intenda entrare. Devono esserci esclusivamente loro. E nessun altro.
Potessero anche azzannare chi osi provare a farlo, le loro labbra gronderebbero di sangue innocente.
Non hanno pietà di nessuno. Senza
distinzioni.
Siano anziani con evidenti problemi di
deambulazione, persone su sedia a rotelle, madri con figli piccoli e
carrozzina, donne in gravidanza poco importa loro.
Non entra nessuno. Anche se fuori ci sono 40° gradi o è in corso un nubifragio.
In quella manciata di attimi, con quel
gesto prepotente, danno fondo a tutte le loro frustrazioni. Quell'atto di acida
intolleranza probabilmente è l’unico momento in cui per esse sembra riscattarsi
la annosa conduzione di una vita grigia e anaffettiva.
In quel momento sembrano accumulare
energie e fortificarsi, nutrendosi del loro stesso astio provato nei confronti
del mondo.
Maligne ? Sì.
Ne sono certo, perché ho incrociato i loro
terribili sguardi mentre lo fanno.
Le ho viste (anzi le vedo, tutti i giorni)
sogghignare sadicamente soddisfatte ogni qualvolta compiono quella impresa.
E dire che c'è chi crede che le entità
maligne si evochino solo con le messe nere e con le tavole Ouja. Macchè.
Si ricredano.
"Loro" sono già tra noi.
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