Potrebbe apparire insensato scrivere di due Donne straordinarie, iniziando la narrazione di esse con il parlare di un Uomo eccellente.
Ma non è possibile fare diversamente. E nemmeno
sarebbe giusto.
Lui era Nico
Cirasola nato a Gravina (in provincia di Bari) il 27 maggio 1951 e passato
oltre il velo il 3 aprile 2023 a Roma.
Regista, attore, sceneggiatore e produttore
cinematografico ha portato la Puglia e ancor più Bari ed il territorio murgiano
a livelli internazionali assai prima
della overdose di produzioni "lolitiche" e affini.
Dirigendo star (ne cito solo una tra le tante)
del calibro di Claudia Cardinale; mica Sisina "friggitrice di sgagliozze"
e Nicola "il pescatore arricciapolpi", ormai figure insensatamente irrinunciabili
nei cast di chiunque si metta a narrare di queste zone.
E lo faceva quando i soldi per comprare le
pellicole e noleggiare la macchina da presa si procuravano con le collette tra
amici; non bussando al bancomat degli istituzionali Film Commission
compiacenti.
A Nico volevo un gran bene, pur frequentandoci
poco. E pur nutrendo nei suoi confronti anche un pizzico di invidia per la sua
inesauribile vitalità intellettuale.
Quella che, poi ho compreso, gli derivava anche e
soprattutto dalle Donne della sua vita.
Due delle quali decisamente straordinarie, come
ho scritto qualche riga sopra: Lucia
Diroma e Dionisia Cirasola.
La prima, sua compagna di esistenza. E non solo.
L'altra, consapevole portatrice dei suoi
cromosomi. E di tanto altro.
Lucia, va precisato, aborrisce qualsivoglia forma di
presenzialismo. Pertanto, dopo averla giusto citata, non proseguo oltre.
Basti sapere che è sempre stata indispensabile
Donna di retrovia, lì dove il combattimento è decisionale più che muscolare. Da
dove assicurava il necessario sostegno alla inesauribile creatività di Nico.
Dionisia per dotazione genetica è, invece, assimilabile
ad un vulcano dormiente in costante procinto di esplodere. Apparentemente
spento; ma con il magma in costante sobollizione pronto ad eruttare e
illuminare le notti circostanti.
Questo ha fatto nelle afose serate di questa
estate barese. Il cui cielo stellato è stato lo straordinario fondale di quanto
accadeva in una delle magnifiche creature di papà Nico: il Cinema Arena
Airiciclotteri.
Un luogo dei "sogni" adagiato tra ulivi
e alberi di fico che Nico volle impiantare in una delle rare oasi di verde rimaste
a ridosso del centro di Bari.
E che Dionisia quest’anno ha rivitalizzato e
rilanciato; se possibile persino con maggior trasporto e dedizione di quanto
faceva papà.
Innanzitutto con una programmazione di produzioni
di indiscussa qualità. Assolutamente non barbose e supponenti, come quelle
proposte in certi cineforum “militanti”.
Quindi, creando una ambiente conviviale, di festa
collettiva. Dove la proiezione non partiva se prima non si consumava tutti
assieme, seduti anche per terra tra gli alberi, un rituale panzerotto fritto
accompagnato dall’irrinunciabile birretta ghiacciata.
Perché l’Arena che volle Nico è proprio questa
che ha ripristinato Dionisia. Non altro.
Il luogo dove scorrono immagini e scorazzano
emozioni da vivere e condividere prima, durante e dopo il “semplice” scorrimento
della pellicola.
Il luogo in cui ognuno, solo entrandovi, può
inalare quel po' di pulviscolo di materia stellare che solo davanti ad un
grande schermo si può trovare e sniffare. E inebriarsene.
Il luogo del Cinema. Ma non solo.
(La mia
città-2)
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