- Anno di produzione della prima versione: 2023
- Genere: drammatico - esoterico - storico.
- Personaggi: 2.
- Struttura: atto unico.
TRAMA
Il dramma è liberamente tratto dall’antica leggenda
barivecchiana della Morte Epifania.
Costei era la Befana che si credeva annunciasse la morte degli
abitanti delle case sulla cui porta di ingresso tracciava una croce con la pece.
Ella compiva questa opera contemporaneamente a quella della sua
omologa donatrice di regali e dolciumi. Ed era altresì noto che uccidesse al
momento, decapitandolo con la sua falce, chiunque incontrasse mentre vagava nei
vicoli di Bari vecchia.
Secondo la tradizione la sua vittima più illustre fu il secondo
Emiro di Bari, Mufarraj ibn Sallam, che osò sfidarla la notte tra 5 e 6 gennaio
dell’anno 857 dC; la cui testa decapitata è tradizionalmente identificata con
un volto in pietra ancor oggi visibile in una strada di Barivecchia, noto come
“Cape du Turche”.
Nel testo si immagina che i due personaggi si
incontrino "casualmente" (ma non è così) all’interno di una taverna resa deserta a causa del terrore indotto dalla incombente magica "notte del quinto giorno".
Con reciproca diffidenza ed astio prendono a dialogare confrontandosi su vari argomenti di carattere sia etico che personale; utilizzando toni talvolta aspri, talaltra più
accondiscendenti.
La loro conversazione viene a cessare bruscamente quando l’uomo conduce inopinatamente un violento approccio sessuale, che l'altra riec a respingere.
Il che conferisce una ulteriore motivazione
conseguenziale all’epilogo cruento della vicenda, ovvero la decapitazione
dell’uomo, già descritta anche nel mito tradizionale.
Non sono certamente celati evidenti riferimenti ad altre analoghe storie allegoriche: in particolar modo a quella di Giuditta e Oloferne.
I temi ricorrenti in questo dramma sono, dunque, numerosi e
assolutamente attuali.
Tra essi, vengono particolarmente esecrati l’arroganza esercitata
da chi detiene il potere politico, la ottusità del fondamentalismo religioso,
la autoreferenzialità maschilista, la incapacità maschile (anzi “machista”) di
riuscire a condurre e a sostenere un dialogo paritario tra uomo e donna, il
ricorso alla violenza per addivenire all’esaudimento delle proprie pulsioni,
l’incombenza misteriosa della Morte nelle vicende terrene, ed altri.
PERSONAGGI
Mufarraj ibn
Sallam
Figura storica realmente esistita (è stato Emiro di Bari alla vigilia dell'anno 1000) è un personaggio prepotente, laido, gretto, superbo, ambizioso. Detiene in sé le peggiori stimmate della umana condizione, maschile in particolare.
Si comporta per lo più come un “bullo” immaturo e arrogante a cui tutto deve essere dovuto (comprese
le attenzioni femminili) in funzione del
preminente ruolo politico che occupa.
Sul piano religioso è, inoltre, fondamentalista; ancor più che per tradizione più che
per vocazione.
Nel corso della vicenda, tuttavia, si
trova di fronte ad una antagonista tutt’altro che domabile, che lo fa
precipitare in una grande crisi personale. Ciò in quanto la donna diventa per
lui motivo di implacabile attrazione, sia spirituale che sessuale; ma allo
stesso tempo costituisce per lui anche motivo di notevole disagio, non
possedendo gli strumenti etici e intellettuali nemmeno per confrontarsi paritariamente con ella, ancor più che affrontarla e tenerle
testa.
Peraltro, il movente effettivo del suo tentativo di violenza
sessuale non soggiace ad un mero atto di prevaricazione fisica o ad un
irrefrenabile raptus.
Il suo declino si trasfonde nell'arrendersi ai propri
stessi limiti: quelli stessi che lo rendono incapace a relazionarsi con una
donna assolutamente fuori dall’ordinario, quindi diversa da quelle con cui ha
abitualmente a che fare.
Il finale tragico costituisce la logica ed inevitabile evoluzione finale di questa nemesi.
Va annotato che l'assassinio dell'Emiro (per motivi politici) ebbe effettivamente luogo, per quanto poi attribuito dagli esecutori al Mito onde vitare ripercussioni giudiziarie.
Morte Epifania
E' naturalmente un personaggio mitico.
Misterioso e insondabile, pertanto paradigmatico della
multiforme complessità della psicologia femminile con tutte le sue poliedriche caratterizzanti
sfaccettature, spesso anche contradditorie tra loro.
Si mostra, al contempo, sia solare che lunare,
dolce e dura, materna e spietata, tenebrosa ed esplicita. In una costante
contraddizione, che in realtà è solo apparente; dal momento che le opposte peculiarità coesistono nella sua esistenza così come in quella di ciascuno.
Di certo, vive con grande frustrazione la vita che il Fato le ha
assegnato di condurre; in modo particolare, l’atroce compito di annunciatrice
di lutti che è chiamata ad ottemperare senza averlo potuto scegliere.
Il che, per traslato, è quanto si ritrova nella condizione di
vita della maggior parte della donne.
L’epilogo cruento della vicenda, pertanto, non costituisce soltanto
una mera reazione alla violazione della sua identità corporea e spirituale, né
tantomeno si limita ad una pedissequa applicazione della propria
mansione.
Di fatto la decapitazione dell'Emiro diventa metafora della necessaria
volontà di ogni essere femminile di reagire, riscattarsi, emendarsi ed
emanciparsi dalla propria condizione.
A qualunque costo ciò possa avvenire.
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