13 maggio, 2017

I Sogni pedalano in Gruppo (2017)




SCHEDA TECNICA

Anno di produzione: 2017
Genere: fiabesco.
Personaggi: 4.
Struttura: atto unico.


TRAMA

un ragazzo è al capezzale di suo nonno ormai morente (entrambi appassionati di ciclismo) nel giorno in cui una tappa del “Giro d’Italia” parte dal loro paese: Molfetta (BA). Gli spiriti di Fausto Coppi e Marco Pantani, incaricati di accompagnare nell’aldilà le anime degli amanti di ciclismo, scendono dal cielo per esperire il loro incarico; e, in via del tutto eccezionale, si rivelano anche al ragazzo.  


NOTA

Il 2 agosto 2018 il dattiloscritto con il testo integrale è stato donato all'archivio di "Spazio Pantani", Museo dedicato al corridore sito in Cesenatico (FC).
(Descrizione dell'evento al linkhttps://www.facebook.com/share/p/PuatqoC1WqdQDtFJ/).

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TESTO
                                                       


SIPARIO

 

 

Palcoscenico completamente buio.

 

Voce fuori campo

È il 13 maggio 2017. È un sabato.

Per la prima volta nella sua Storia la cittadina di Molfetta, in provincia di Bari, sta apprestandosi a vivere una esperienza storica.

Di qui partirà nientemeno che una tappa del Giro d’Italia.

La numero 8, da Molfetta a Peschici…

 

Lentamente un riflettore illumina un letto su cui giace assopito un uomo (Mauro) visibilmente sofferente. Di fianco ad uno dei lati del letto è posta una sedia, Di fianco all’altro c’è un comodino sul quale è posta una bottiglia di acqua minerale ed un bicchiere, poggiati su una pila di giornali sportivi (alcuni dei quali di colore rosa, dimostrando di essere La Gazzetta dello Sport).

 

Dalle quinte arriva pedalando in bicicletta un ragazzo (Corrado). Si ferma presso il letto. Scende dalla bicicletta e la poggia sulla testiera del letto.

Va a sedersi sulla sedia posta a lato del letto e prende la mano dell’uomo stringendola a sé.

 

Mauro

Si desta di soprassalto, alza lentamente la testa dal cuscino, si solleva sui gomiti e nota la presenza del ragazzo.

 

Corrà, che stai a fare qua?

 

Corrado

Ciao, “il nonno”. Ti sono venuto a trovare. Come ti senti?

 

Mauro

E come mi devo sentire… Mi sento stanco. Debole.

Mi sento come…come se tengo una barca intera poggiata qua sopra… Proprio qua sopra al petto. Non riesco nemmeno ad alzare un braccio.

Corrà, per piacere… mi dai un po’ d’acqua?

 

Corrado

E come no… Poca però… che poi ti viene la tosse e non la smetti più.

 

Versa in un bicchiere un dito di acqua da una bottiglia posta sul comodino e lo accosta alle labbra dell’uomo così che ne assuma piccolissimi sorsi, dopo tre dei quali rimette il bicchiere sul comodino tossendo rumorosamente.

 

Mauro

Grazie, uagliò. Grazie assai. Che tempo fa fuori?

 

Corrado

Bello. Sta un bel sole. E fa caldo.

 

Mauro

Quanto pesce avrei preso se uscivo… Invece sto qua… in questo letto… a finire di campare.

 

Corrado

Nonno, che stai a dire? Finire di campare… si… proprio…

Il tempo che ti riprendi e vedrai che pesca andremo a fare assieme. Sta tutta la stagione ancora.

 

Mauro

Uagliò… ma tu … ti sei alzato dal letto stamattina per venire a prendere per il culo proprio a me, il nonno tuo? O ti pensi che non sono in grado di capire che me ne sto andando… dolce dolce…?

Guarda che il cervello mi funziona ancora. Tutto il resto se n’è andato ai carboni…ma la capa è ancora buona.

Si…e mo’ mi faccio prendere per fesso da “na menza lenza” come te.   

 

Corrado

Non dice nulla. Guarda il nonno fisso negli occhi. Si inerpica sul letto. Quindi lo abbraccia con forza.

I due restano abbracciati in silenzio per parecchi secondi. Il primo a staccarsi è Mauro che con decisione stacca il ragazzo da sé. Corrado si rimette a sedere.

 

Mauro

Meh, uagliò… basta adesso. Che sono queste sceneggiate da femmine…

Che tempo sta fuori?

 

Corrado

Te l’ho detto prima… C’è il sole e fa caldo.

 

Mauro

Ah… E che ore sono?

 

Corrado

Guarda l’orologio al polso

Le otto e mezzo. Di mattina.

 

Mauro

Ah… E che giorno è oggi?

 

Corrado

Oggi è sabato. È il 13 maggio.

 

Mauro

Sabato 13? E tu che stai a fare qua…?

 

Corrado

Come che sto a fare qua… Sto vicino a te….

 

Mauro

Nella giornata di oggi… tu stai qua appresso a me …

 

Corrado

Eh… Nella giornata di oggi sto qua vicino a te…. E quindi…?

 

Mauro

E quindi… vuol dire che non ti ho insegnato proprio niente. Ho sprecato il fiato con te…

 

Corrado

Ma cos’è che stai a dire … Non ti capisco proprio…

 

Mauro

Ti ricordi o no che cosa sta a Molfetta oggi…

 

Corrado

No. Che cosa sta a Molfetta oggi?

 

Mauro

Ma come… che cosa sta a Molfetta oggi…

Sta la partenza del Giro di Italia. Questo sta a Molfetta oggi.

 

Corrado

E quindi? Che ne dobbiamo fare che oggi qui sta il Giro d’Italia?

 

Mauro

parlando tra sé e sé

 

È una cosa da matti …oggi...  con questo.

Io sto qui a morire.

E mio nipote sta diventando scemo. Ambo secco.

Sta più nient’altro che deve succedere oggi?

 

Corrado

Ma si può capire che ti prende? Che stai dicendo?

 

Mauro

Sto dicendo che se non ti muovi ad andare a vedere il Giro di Italia, vuol dire che sei diventato tutto scemo.

Ma come… Qui succede una cosa che non si era mai vista… una cosa che io e tu ce la siamo guardata soltanto alla televisione… quanti pomeriggi ci abbiamo passato davanti.

Ed ora? Ora che sta qua, che la puoi vedere da vicino, che puoi andare a toccare i ciclisti…le biciclette… Ora che sta a Molfetta… tu stai qua a perdere tempo appresso a me.

Ma vedi se si ti muovi… “spezzato di gambe”.

Alza il culo dalla sedia, prendi la bicicletta e vai! Muoviti.

 

Corrado

Io da qua non mi muovo. Io solo non ti lascio.

 

Mauro

sarcastico

 

Eh sì… Siccome lui rimane qua, quando arriva la Morte…quella lo vede, si spaventa e si va a fare un altro giro… si va a prendere qualcun altro…

 

imperativo

 

Muoviti! Alza il culo dalla sedia… prendi sta cacchio di bicicletta e vai!

 

Corrado

No. Io resto qua.

 

Mauro

Mannègghie a cùdde criste… Non mi poteva essere rimasta un poco di forza in corpo… solo un poco… che mi alzavo da sto letto e ti davo tante di quelle “stampate” sulla schiena finché non te ne uscivi da quella porta “bicicletta e tutto” … Muoviti!

Corrado

No. Puoi uscire matto quanto vuoi. Io da qua non mi muovo...

 

Mauro

La capa tosta… come una pietra. Tosta!

 

Corrado

Da te ho preso. Lo dici sempre.

 

Mauro

Ah sì? Io lo dico? E allora è meglio che adesso mi sto zitto. E vedi di stare zitto anche tu. Che non ti voglio più sentire.

 

Mauro distoglie lo sguardo dal ragazzo, si appoggia sullo schienale del letto, chiude gli occhi mettendosi a respirare profondamente e sempre più irregolarmente.

 

Corrado restando seduto sulla seggiola, inarca il tronco in avanti e poggia la testa sul letto restando a fianco del nonno.

 

I due restano in completo mutismo.

 

Dal fondo emergono, illuminate gradualmente, due figure che procedono lentamente verso il centro della scena dove è il letto su cui giacciono Mauro e Corrado.

 

I due personaggi (Marco e Fausto) indossano completi da corridore

 

(NdA:

sarebbe auspicabile (se tecnicamente possibile) che il movimento delle due figure fosse “discendente”. Nel senso che se sul fondo del palcoscenico potesse essere posizionata una piccola scalinata nera (quindi invisibile nell’oscurità) i due la percorrerebbero scendendo lungo la stessa.

Nel contempo una luce con tonalità azzurrognola, conferirebbe al loro movimento una nuance di irrealtà. L’eventuale contemporaneo utilizzo di una “macchina per fumo” potrebbe realizzare una cortina azzurrognola da cui emergerebbero le due figure).

 

Marco

parlerà con lieve accento romagnolo, naturale e senza forzature caricaturali

 

 “Mo’ boia d’un mond léder” … Fausto, ma ti sembra mai possibile che hanno bisticciato per colpa nostra? Ma si può…

 

Fausto

parlerà con lieve accento piemontese, naturale e senza forzature caricaturali

 

Pirata, guarda che non hanno mica litigato per noi due.  Anzi…

Ricordi? Proprio quando si mettevano a parlare di noi due andavano d’amore e d’accordo.

E come brillavano gli occhi al vecchio quando raccontava le mie imprese a Corrado…

 

Marco

“Mò” sempre modesto tu, mi raccomando… 

Evidentemente non ricordi, caro il mio Campionissimo quante lacrime versarono tutti e due quando i telegiornali dettero la notizia della mia morte.

 

Fausto

Si che ricordo, Marco.

Il vecchio riuscì a resistere solo fino a che non arrivò in mare aperto. Solo lì si lasciò andare e scoppiò a piangere… lui da solo. Attorno c’erano solo i gabbiani. E lo stesso aveva fatto quando seppe dalla radio che io me n’ero andato per colpa della malaria.

Corrado, invece, quando ascoltò al telegiornale la notizia che riguardava te si chiuse in bagno per ore. E sua madre fuori a battere sulla porta, che non riusciva a capire cosa gli fosse successo… perché fosse così disperato. Era per te, Pirata. 

 

Marco

Sai, Fausto…penso che sia proprio per gente come loro che è valsa la pena vivere, sudare, combattere, vincere; ed anche perdere. Perché quando noi correvamo, ricordi? pedalavamo anche per loro. Soprattutto per loro. Perché portavamo addosso i loro sogni.

 

Fausto

Ed è per gente come loro che è valsa la pena anche morire. Perché se da vivi incarnavamo i loro sogni, ora che siamo diventati di Luce per loro siamo ancora più reali.

Prima, quando eravamo vivi e correvamo, loro appendevano le nostre foto nelle camerette, sui muri dei luoghi dove lavoravano. Ma da quando non ci siamo più… ognuno di loro ci porta nei loro cuori, nella propria memoria. E’ così siamo sempre con loro, adesso.

Noi viviamo in loro. E loro in noi.

 

Marco

ironicamente

 

Accidenti che cosa profonda hai detto, piemontese… Ci hai pensato da solo o l’hai letta sulla Gazzetta dello Sport?

 

Fausto

Ohé, pirata di pozzanghera…

Tu devi solo ringraziare che quando correvi io ero già morto. Che con tutta la polvere che ti avrei fatto mangiare ad ogni tappa ti saresti saziato per qualche mese. Altro che le piadine di cui ti ingozzavi.  

 

Marco

Ma va…va… Altro che quel povero cristo di Ginetto Bartali, che facevi martire. 

Ci fossi stato io a quei tempi ti facevo sudare bagna cauda anche dal buco del

 

sottolinea le parole con un gesto eloquente

 

Fausto

Eccolo là: il solito volgare di romagnolo.

Sempre assente quando c’era lezione di buone maniere, non è vero?

 

Marco

Ha parlato l’aristocratico signorotto della Langhe.

Tu la bici la potevi usare solo per schiacciare le nocciole sotto le ruote. E poi gliele andavi a vendere alla Ferrero per fare la Nutella. Ah…ah…ah…

 

Fausto

Vabbè, giovane… Ora taci, che le chiacchiere sono tante. Ricordati perché siamo qui: che cosa abbiamo da fare.

Che dici, come ci comportiamo? Come facciamo?

 

Marco

E che vuoi fare? Lo svegliamo e ce lo portiamo con noi. Come tutti gli altri.

 

Fausto

Ma tu sai, Marco, che quando ero vivo e mi raccontavano che quando si sale in cielo ti vengono a prendere le persone che hai avuto più care al mondo, io non ci credevo minimamente?

Ed ora proprio io sono qui a fare sto mestiere. Il traghettatore di anime. Ma si può…

 

Marco

E non ringrazi il cielo che finalmente un mestiere te lo sei trovato?

Non hai mai fatto nulla in tutta la vita tua; almeno da morto ti rendi utile.

 

Fausto

Da che pulpito… Sta parlando il re della riviera romagnola.

Tu che non sudavi nemmeno in gara, visto che mandavi i gregari avanti a tirarti le volate.

E dai …fai la persona seria.

 

Marco

ridendo

 

A me… A me…dici di fare la persona seria?

Oh, ma ci vuole proprio una faccia di cu…di bronzo…

Tu dici a me di fare la persona seria?

Tu che nel 1948 hai fatto l’attore con Totò nel film “Totò al Giro di Italia”?

Tu che sei andato in televisione con quell’altro fenomeno di Ginetto Bartali a cantare al Musichiere?

Mo’ dai… che fai miglior figura a stare zitto.

 

ridendo ancora più rumorosamente

 

Fausto

Caro il mio bagnino di Cesenatico, a quell’epoca la gente riempiva i cinematografi per vederci sfrecciare nei notiziari delle Settimana INCOM per qualche minuto. Potevamo negare loro di vederci per due ore di fila in un film?

E quando arrivò la televisione le persone invasero le case dei pochi che l’avevano pur di vedere me e Gino prenderci in giro con un microfono.

Ma che ne vuoi sapere tu…

E secondo te… che devo tacere me lo faccio dire da uno che correva in bandana e con l’orecchino per farsi chiamare “Pirata”?

E dai… Nemmeno alle feste di Carnevale delle scuole elementari c’è chi andava così in giro.

 

ride anch’egli rumorosamente

 

Marco

A proposito di Giro…

In tutti questi anni non te l’ho mai chiesto. Ma ora devi essere sincero… se ne sei capace. Dì la verità… Quanto ti ha dato fastidio che io sia stato il primo ciclista italiano ad uguagliare il tuo record: quello di avere vinto nello stesso anno Giro d’Italia e Tour de France?

Fausto

Ricordo. Ricordo. Ci riuscisti nel 1998.

Vuoi che sia davvero sincero con te?

 

con espressione seria

 

Fui tanto, ma davvero tanto orgoglioso di te.

Innanzitutto perché sei italiano; dopo di me e prima di te c’erano riusciti soltanto Anquetil, Merckx, Hinault, Roche e Indurain. Era ora che toccasse ad uno di queste parti, no?

E poi… poi… ma perché ti ho sempre ammirato, Pirata.

Come uomo e corridore.

Guarda che non ti toglievo mica gli occhi di dosso da lassù. Le ho viste tutte le tue gare.

E ho visto quanto sangue hai sputato dopo gli infortuni, per riprenderti, per tornare sulla strada. Sai? Quando nel 1995 quel fuoristrada ti prese in pieno mentre correvi la Milano-Torino ero lì lì pronto per venire a prenderti, Poi per fortuna ti sei ripreso e hai potuto eguagliare il mio primato.

E poi… poi ho visto quanto male hai ricevuto. Quanto te ne hanno fatto…

Come ti hanno distrutto quando a Madonna di Campiglio truccarono le provette con il tuo sangue per farti fuori dal Giro d’Italia e dall’ambiente con l’accusa più infamante. Quella di essere dopato.

Ti iniziarono ad ammazzare quel giorno, Pirata. Non ti sei più ripreso. Cominciarono quella volta a distruggerti, sino a farti morire solo come un cane in quell’albergo di merda la notte di San Valentino.

Bastardi!

 

Marco

Oh Fausto. Calma…

È tutto passato ormai. Certo che, ora che ricordo, anche quella notte che mi venisti a prendere stavi fuori di te dalla rabbia.

Ma ora è tutto passato. E chi ci pensa più…

Ora stiamo insieme, no? Io e te. A tirarci le volate sulle strade di Luce.

 

Fausto

Eh sì… Ma ciò non toglie che sono stato davvero cattivi con te.

Mah… forse, hai ragione tu: è acqua passata.

 

Marco

E tu ammiravi me…?

E cosa dovrei dire io che sono vissuto nel segno del tuo mito, Campionissimo?

Sono nato dieci anni e qualche giorno dopo la tua morte. Ma ho studiato tutto di te: la tua tecnica, i tuoi metodi di allenamento, il tuo stile.

Ho letto centinaia di articoli che ti riguardavano. Ho visto ore e ore di filmati dove c’eri e vincevi.

Certo: ho dovuto vedere anche il film scemo con Totò… Bisogna pur soffrire!

 

ride

 

Fausto

E dalli…

 

Marco

No…dai. Seriamente adesso.

Per me eri un essere mitologico.

Ma diavolo come facevi a scalare così veloce quelle montagne in sella a quelle biciclette pesanti, squilibrate, con le gomme piene e le catene che si ingrippavano…?

Come facevi a non congelare con quelle magliette in cotone…?  A pensare che al giorno d’oggi se non indossano il gore-tex griffato nemmeno ci salgono sul sellino… ‘sti fighetti d’acqua dolce.

Invece tu tiravi…tiravi. E salivi… E scalavi… E correvi… E vincevi… Soc’mè come vincevi… Quanto vincevi…

E te la dovevi vedere con quell’altro mostro di Gino Bartali; mica con un pisquano qualunque.

Facile vincere senza rivali. Invece tu no. Mica le cose per te potevano essere semplici. Avevi il concorrente peggiore che potesse capitare, il più duro, il più agguerrito… E tu vincevi ugualmente.

Qualche volta anche lui in verità. Ma tu… tu vincevi.

Sei anche passato in mezzo ad una guerra mondiale… mangiavi un giorno sì ed una settimana no… E correvi. E vincevi…

E tu mi vieni a dire che hai ammirato me?

 

Fausto

Stai provando a farmi arrossire? Dai…

Erano solo altri tempi rispetto ai tuoi. Tutto qui.

 

Marco

E dopo la guerra siete stati tu e Bartali il simbolo della rinascita degli italiani.

Quella guerra l’avevamo persa…l’avevamo persa male… E voi avete ricordato che esiste un qualcosa chiamato orgoglio… E che si può vincere … con il sacrificio e con l’applicazione.

E vincevate… E vincevi…

E nel mondo ci rispettavano. Anche quelli che ci additavano come voltagabbana perché avevamo cambiato alleati nel giro di due anni

Vincevate… Vincevi per tutti noi.

A pensare che ti sei fatto ammazzare da una zanzara… In Africa, poi… Non ti ha ucciso la guerra, la fame, la fatica, la maldicenza, la gelosia, l’invidia… E poi ci ha pensato un insetto da niente.

Assurdo.

 

Fausto

E che vuoi farci, Pirata… La vita è strana. E la morte ancora di più

 

Entrambi si guardano sorridendo, fingono di darsi qualche pugno e prorompono in una fragorosa risata amichevole.

 

Fausto

Beh, ragazzo…

Basta ora con i ricordi. Che se no ci sciogliamo dalla commozione. E poi… va a finire che…

Basta… al lavoro, su, che abbiamo da fare.

Te l’ho chiesto già prima: come ci vogliamo regolare?

 

Marco

Ed io ti ho risposto già prima…

Come con tutti gli altri. Mica è il primo che facciamo pedalare lassù.

 

Fausto

Allora, forza “lavoratore”. Dai… diamoci una mossa.

Che mi sa che ne abbiamo un bel po’ di altri da accompagnare lì di sopra dopo che finiamo con questo.

 

Marco

A proposito… Come è che Gino Bartali oggi non è venuto con noi? Si sarà mica incastrato col nasone su qualche montagna…

 

Fausto

No, no. Oggi è impegnato da un’altra parte.

Ohé, non ripetergli che te l’ho detto; ma penso che sia meglio così, dai. Meglio che non ce lo troviamo tra i piedi. Che già oggi qua non sarà facile

Se ci fosse anche lui non ci si spicciava più… Me lo immagino proprio come si metterebbe a brontolare.

 

 

Marco

facendo il verso all’accento toscano

 

 “Oh bimbi…gli è tutto sbagliato… gli è tutto da rifare…”

Quante volte gliel’hai sentito dire, Fausto?

 

Fausto

Tante. Troppe. Immagina se fosse qui.

Già il povero Mauro…

 

volge lo sguardo verso il vecchio morente

 

Non è che se stia andando proprio serenamente. Ci fosse anche lui, con quei suoi modi bruschi, sai che quarantotto succedeva qui…

 

Marco

Beh… però a Mauro non gli posso dare tutti i torti. Una volta in un secolo che il Giro di Italia passa qui a Molfetta... E Corrado se lo perde.

Io… da mò che al posto del ragazzo stavo già sulla linea di partenza.

 

Fausto

E, certo, che tu a sensibilità non è che stai scarso… di più: non sai proprio come è fatta…

Questi sono gli ultimi momenti in cui il ragazzo può stare vicino a suo nonno prima di… ed è ovvio che non vuole perderli.

Cosa vuoi che ne sappia, il giovane, che ci siamo noi… qui, ora… ad accompagnarlo...?

Cosa vuoi che sappia di come vanno le cose… dopo… dopo che succede quello che deve succedere?

Lui sa soltanto che tra poco non rivedrà più suo nonno, non gli potrà più parlare, non lo potrà più abbracciare.

E pensa che questo sia per sempre, che con la morte finisce tutto.

Invece dovrà solo rimandare la gioia di rivederlo al momento in cui verrà anche la sua, di ora.

Anzi, mi sa che se continua ad essere così appassionato di ciclismo toccherà ancora a noi due venire a prendere pure lui.

 

Marco

sarcasticamente

 

Si… mò me lo segno. Me lo scrivo sull’agenda.

 

 

Fausto

Che spirito di patate dolci…

 

Marco

dapprima assorto; quindi come illuminato

 

Fausto… mi è venuta un’idea.

 

Fausto

No, eh… Conosco quello sguardo. Non facciamo i soliti casini.

 

Marco

Dai… È un’idea grandiosa. Ascoltami…

 

Fausto

Vuoi vedere che ho già capito dove vuoi andare a parare? Non se ne parla proprio.

 

Marco

Dai… Rimane qui…tra di noi. Chi vuoi che lo venga a sapere?

 

Fausto

guarda verso l’alto

 

Uno a caso, che dici…? Uno che normalmente sa sempre tutto.

 

Marco

E allora…? Un po’ di iniziativa, che diamine. Una volta tanto esci dagli schemi.

Sei rigido, Fausto… altro che Airone… pollo da batteria ti dovevano chiamare.

 

Fausto

Ma si può sapere che hai in mente? Avanti, dillo.

 

Marco

Facile: questa volta ci facciamo vedere anche da chi resta. Da Corrado.

Lui così si tranquillizza, sapendo che Mauro viene con noi. E va a vedersi la partenza del Giro. come il nonno voleva. E tutti sono felici e contenti. Compresi noi.

 

Fausto

Ma che dici? Lo sai che non si può fare. Non ci possiamo fare vedere da chi non è ancora pronto a venire con noi.

 

 

Marco

E qui ti sbagli. Non si può fare? Chi l’ha detto? Dove sta scritto?

È solo che non è stato mai fatto prima. Ma di fare…si può fare. Sino a quando non viene espressamente vietato …si può fare.

 

Fausto

Mi stai facendo venire il mal di testa… No! Non se ne parla proprio. 

 

Marco

Oh, ma sei proprio rigido. Regole, regole, regole.

Una eccezione… una volta tanto… a fin di bene… mai, eh? 

 

Fausto

Non siamo nemmeno autorizzati... 

 

Marco

E chi se ne frega. Agiremo di iniziativa.

Che ci possono fare: ci licenziano? Ci cacciano? E dove vuoi che ci mandano…

Ci ammazzano? Sai che paura: siamo già morti.

E dai… Ma quando correvi, facevi solo quello che ti dicevano i dirigenti?

 

Fausto

Quando mai… e come vincevo se no?

 

Marco

Visto? E facciamola una volta tanto un’opera buona.

E poi… la vuoi sapere tutta?

Mi sono annoiato di fare solo il traghettatore: da qua lì sopra. E poi un altro da accompagnare da qua a lì sopra. E poi un altro ancora: sempre da qua sotto fino a lì sopra. E basta con questa routine. Mica possiamo limitarci ad accompagnarli.

Ne ho abbastanza…Usciamo fuori dagli schemi almeno una volta. Una volta tanto. Dai…

 

Fausto

E sia. Mi hai quasi convinto… Ma sia chiaro che lo faccio solo per il ragazzo.

 

Marco

Oh. Così mi piaci, Fausto.

 

 

Fausto

Procediamo, quindi.

 

Marco

con entusiasmo

 

E andiamo!!!

 

I due si sporgono sul bordo del letto e iniziano a scuotere delicatamente Mauro.

 

Marco

sottovoce

 

Mauro… Mauro… Oh…Dai…. svegliati

 

Fausto

Buongiorno, Mauro… Forza…. È ora.

 

Mauro apre gli occhi molto lentamente. Il respiro che sino a quel momento era rumoroso ed irregolare, ora è assolutamente normale. Si solleva senza alcuno sforzo, Si mette meglio seduto. Strabuzza gli occhi e guarda i due.

 

Mauro

incredulo per la sorpresa

 

Ma voi… Voi… Voi siete…

No… non è possibile… Voi due… voi siete…

 

Marco

Piacere, Mauro… Sono Marco Pantani, detto il Pirata

 

gli stringe la mano

 

Fausto

Ed io sono Fausto… Fausto Coppi, detto l’Airone.

Ben trovato, Mauro.

 

gli stringe anch’egli la mano

 

Ma qualcosa mi dice che ci avevi già riconosciuti, vero? Ah… ah… ah…

 

Mauro

ancora con tono incredulo

 

Ma non è possibile. Voi… Voi… Voi siete… insomma, Voi non ci siete più.

 

Marco

Eh sì… Effettivamente noi da un po’non ci siamo più… su questa Terra.

Io manco ormai da tredici anni: dal giorno di San Valentino del 2004

 

Fausto

Invece io dal 2 gennaio 1960.

E ormai, da qualche istante, caro Mauro, nemmeno tu… come dire… nemmeno tu ci sei più… su questa Terra.

 

Mauro

Ah… È successo, allora …

 

Marco

Eh sì. Si… È successo.

 

Fausto

Ma tu non devi spaventarti. Ci siamo noi qui. Siamo venuti a prenderti e ti accompagneremo dove devi andare. Non preoccuparti di niente… Pensiamo noi a tutto.

 

Marco

ironicamente

 

Eh sì… È arrivata l’agenzia di viaggio... Aereo, albergo e pasti all inclusive… Ma che vai dicendo?

 

Fausto

E lo devo pur tranquillizzare… che dici?

 

Mauro

No. No… Non vi preoccupate. Io sto tranquillo. È che non me l’aspettavo… di vedere voi, voglio dire…

 

Marco

E che c’è di strano. Noi ti dobbiamo tanto. A te ed a quelli come te: che dopo aver sognato assieme a noi e con noi quando c’eravamo, ora ci tengono vivi con i loro ricordi.

 

 

 

 

Fausto

Si è Eterni sinché si continua ad albergare nei cuori di qualcuno. E noi lo siamo, grazie alle persone come te e come tuo nipote. Ed anche tu lo sarai, perché Corrado…

 

si volge a guardare il ragazzo

 

…ti terrà sempre con te.

 

Mauro

È vero

 

si volge anch’egli a guardare con dolcezza il ragazzo, che continua a stare in silenzio con il volto schiacciato sul letto

 

Madonna, come sono pentito per come l’ho trattato male qualche minuto fa. Che bestia che sono stato…

Ma l’ho fatto perché non volevo che stesse qua a vedermi andare via. Non volevo che soffrisse.

E si, anche perché andasse a vedere il Giro, che se lo merita… Perché è veramente un bravo ragazzo.

 

Marco

strizzando l’occhio a Fausto

 

Certo… Sarebbe bello se tu lo potessi salutare. Invece di andartene così, dopo aver bisticciato. Che ne pensi, Fausto?

 

Fausto

Eh sì. Certo… Hai proprio ragione. Sarebbe proprio bello. Ma chissà se si può fare…

 

Marco

sornione

 

Tu che ne dici, Airone… Si può fare?

 

Fausto

sornione anch’egli

 

Mah, Pirata… Chi lo sa. Però… ci si può provare.

 

I due iniziano a scuotere Corrado con maggior forza rispetto a quella utilizzata per Mauro.

 

Marco

Corrado… Oh. Corrado… Sveglia.

 

Fausto

E dai, sveglia. Che non abbiamo tutto il giorno…

 

Corrado apre gli occhi di botto e trasalendo si alza in piedi.

 

Corrado

spaventato

 

Che c’è… Cos’è successo … Nonno, nonno.

 

Mauro

Sto qua, Corrado. Calmati. Ti devo dire una cosa. Ma ora calmati.

 

Corrado

terrorizzato

 

Nonno, chi sono questi due?

 

Mauro

E com’è… non li riconosci?

 

Corrado

Eh no. Chi sono?

 

Marco

Andiamo bene… Questo manco sa chi siamo. Quasi quasi lo rimetto a dormire e chiudiamo tutto qui.

 

Fausto

E dai, Pirata. Non vedi che è confuso? Vorrei vedere te…

 

Corrado

Pirata…? Ma tu… tu assomigli a Pantani… Il grande Campione…

 

Marco

Modestamente … Non è che ci assomiglio… Sono proprio io.

 

Corrado

E lui invece… assomiglia a… a coso… come si chiamava…. Ah sì. Gino Bartali, mi sembra.

 

Fausto

E no… no. Questo no.

Pirata, hai ragione tu. Diamogli una botta in testa e rimettiamolo a dormire.

 

Marco

con tono infantile, facendo il verso alla frase di poco prima

 

E dai, Campione. Non vedi che è confuso? Vorrei vedere te…

Ah… ah… ah…

 

Mauro

autoritario

 

Basta, voi due. Ora parlo io.

 

dolcemente

 

Corrado… Questi due sono davvero Marco Pantani e Fausto Coppi, Non è che somigliano a quelli: sono proprio loro. Ricordi: quante volte li abbiamo visti assieme, io e te? Quante volte ne abbiamo parlato? Ed adesso stanno qui. Qui con noi.

 

Corrado

E che ci fanno… qui? Loro sono morti… tutti e due,

 

Marco

ironico

 

Accidenti che spirito di osservazione. E chi se lo aspettava…

 

Fausto

autoritario

 

Marco, smettila!!!

 

Mauro

Auè… i Campioni…

 

autoritario

 

E basta adesso. Mò parlo io

 

Marco e Fausto si zittiscono assentendo con rispetto. Mauro si rivolge a Corrado

 

È così, uagliò.

Marco e Fausto sono venuti a prendermi. Perché sono loro che mi accompagneranno… là… insomma … là dove devo andare.

Perché… tu hai capito, vero?... io devo lasciare… come si dice, …di stare … qua… perché adesso che sono… adesso che è successo che io… insomma, mò devo andare…là

 

volge l’indice verso l’alto e si rivolge interrogativamente a Marco e Fausto

 

Oh… Campioni… È sopra che dobbiamo andare?

 

Marco

Si… si…

 

Fausto

Si… sopra... Tranquillo…

 

Mauro

Hai sentito… uagliò?

Vado sopra. Mica giù. Devi stare tranquillo.

 

Corrado

singhiozzando

 

No! No.… nonno. Non mi lasciare. Non te ne andare… Non andare via con loro…

 

Mauro

Corrado… nipote mio.

Ma ti rendi conto di cosa mi sta capitando? Vado via con loro. Che meraviglia.

Ho sognato per una vita intera di essere come loro. Mi sono crucciato una vita intera di non averli mai potuti guardare da vicino, di non avere mai stretto la loro mano, di non aver mai incrociato il loro sguardo.

Ed ora vado via con loro…in gruppo… a vincere la tappa mia. In gruppo.

E mai… mai avrei sperato di trovare dei compagni di volata migliori.

Sperato mai… ma sognato sì…

Ed ora io so che è vero che i Sogni sono fatti di Luce… perché tra poco io con loro pedalerò verso la Luce. In gruppo…  dentro il mio Sogno.

E quando un giorno toccherà a te… stai certo che verrò io a prenderti…

E pedaleremo di nuovo: io e te…e anche loro… in gruppo… verso la tua Luce…  a vincere la tua tappa… a coronare il tuo Sogno.

 

Corrado

singhiozzando più forte

 

No.… nonno. Aspetta ancora un poco… Resta ancora un poco qui con me…

 

Marco

con straordinaria dolcezza

 

No, Corrado. Non si può più aspettare.

 

Fausto

È arrivato il momento. Dai…su…salutalo. E non dirgli addio; ma “arrivederci”.

 

Corrado e Mauro si guardano negli occhi e si stringono in un abbraccio fortissimo, che durerà per parecchi secondi durante i quali Corrado continuerà a singhiozzare forsennatamente.

 

Marco

staccando i due con delicatezza

 

Su… su… andiamo ora.

 

Fausto

E tu, Corrado, se davvero hai amato tuo nonno per quello che era, ora devi ringraziarlo per il dono più grande che ti ha lasciato: la capacità di sognare.

Adesso anche tu devi correre al cospetto dei tuoi Sogni, così come lui sta avviandosi all’Eternità con i suoi Sogni. Con noi.

 

Marco

Ragazzuòlo… Hai capito quello che ti sta dicendo Fausto?

Corri dai tuoi Sogni.

 

Fausto

Cosa ti ha chiesto nonno Mauro … sogna… e rendi materiali i tuoi sogni.

Oggi puoi farlo; tra un‘ora saranno tutti lì, alla partenza. Ciclisti, meccanici, dirigenti, cronometristi, giornalisti, operatori delle televisioni di tutto il mondo… Il tuo Sogno è ad un passo da te. Corri. Vai.

E così renderai eterno tuo nonno, perché i suoi Sogni continueranno a vivere grazie a te e dentro di te.

 

Mauro

Vai uagliò… Vai!

E sai che io sarò lì vicino a te. Oggi. E sempre.

Vai!

rivolgendosi a Marco e Fausto

 

E mò andiamocene pure noi, che se no questo non si muove.

E pure perché mi sono scocciato di aspettare.

Altro che volata di tappa in gruppo. Questo mi pare un funerale.

 

Marco

Beh, Mauro…Effettivamente….

 

Fausto

Ma statti zitto una volta tanto.

Hai ragione, Mauro. È ora. Andiamo.

 

I tre volgono le spalle a Corrado ed al pubblico e lentamente si avviano verso il fondo della scena.

Mauro è al centro tra Marco e Fausto.

 

NdA: Gli effetti sono gli stessi impiegati quando sono entrati in scena Marco e Fausto: fumo e luce azzurrognola con effetto dissolvenza.

Se come detto sopra si dispone della scalinata a gradoni il movimento (ora dei tre) sarebbe “ascendente”.  Il pubblico vedrebbe i tre salire verso l’alto.

 

A metà strada (o a metà scala) i tre si fermano. Mauro si volta verso Corrado, lo guarda con espressione amorevole ed intensa e gli dice:

 

E mi raccomando, uagliò… Non smettere mai di sognare. Mai.

Ricordatelo sempre. I Sogni volano, nuotano, gridano, piangono, ridono…

I Sogni vivono.

E per quelli come noi, sai che altro succede?

I Sogni …

 

pausa

 

pedalano!

 

Si gira verso il fondo.

 

 

Si spengono tutte le luci.

 

 

SIPARIO

 

 

FINE

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